Il giardino è più esotico se si pianta anche il gombo

di Gianni Puglisi 1

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Occuparsi del giardino trasformandone una parte in orto è una proposta a metà strada tra la voglia di calpestare un bel prato bello da vedere e la necessità di usare quel piccolo fazzoletto di terra anche per ricavarne qualcosa di commestibile. Combina perfettamente le due esigenze la pianta del gombo. 

Conosciuto anche come gombo, okri, bamja, quiabo, a seconda del Paese di provenienza, questo ortaggio dalla forma strana, simile ad una zucchina con la punta, è sempre più coltivato e apprezzato anche in Italia. In genere chi lo pianta lo fa per curiosità, lo fa per provare a mettere sotto i denti una specialità ortofrutticola esotica.

Del gombo si consumano i baccelli, sono la parte commestibile di una pianta molto bella da vedere. Originario del continente africano, probabilmente della regione Etiopica, il gombo si è diffuso in India, nelle coltivazioni arabe. È originario del Brasile ma si coltiva anche in Messico, Turchia, Asia e in Europa orientale, partendo dalla Russia arrivando fino all’Albania.

L’utilità di questa pianta commestibile va di pari passo con la sua bellezza. Si tratta infatti di una pianta appartenente alla famiglia delle Malvacee, la stessa dell’ibisco. Può raggiungere un’altezza che varia da 1,50 a 4-5 metri in base alla varietà. Quello che più colpisce sono i colori: ha le foglie verde scuro brillante e dei fiori color giallo zolfo con al centro una macchina color porpora.

Così descritto il gombo appare molto decorativo e in effetti lo è. Peccato che i suoi fiori durino pochissimo perché si aprono al mattino e si chiudono già il pomeriggio, appassendo la sera. esattamente come gli ibischi coltivati a scopo decorativo.

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